Parlaci un pò della tua carriera da giocatore, e di come sei arrivato a fondare ed essere una colonna portante dei Guelfi.
Ho iniziato a giocare a fine ’94, un pò per caso: a me il football era sempre piaciuto però conoscevo il fratello di un mio amico che giocava, che era “enorme” e insomma avevo un pò di remore a giocare contro di lui non essendo imponente fisicamente; fortunatamente però conobbi un altro ragazzo che giocava, molto più minuto di lui ed iniziai a giocare. A differenza anche degli stessi Gheo e Manna (primi due ospiti di Guelfi Stories ndr) io non ho iniziato a giocare negli Apaches: la mia prima squadra di football sono stati i Renegades, l’altra squadra che c’era a Firenze in quegli anni. Sono rimasto lì fino al 97, anno in cui la squadra fallì, e complice anche il fallimento degli Apaches ci ritrovammo senza squadre a Firenze; nei due anni successivi andai a giocare a Grosseto, dove mi ritrovai con altri giocatori di Firenze, ex Apaches, che comunque conoscevo; da lì nacque un’amicizia e finimmo prima a giocare a Bologna, e poi a Gennaio 2000 decidemmo di fondare i Guelfi, di cui sono uno dei soci fondatori e per cui ho giocato fino al 2010, anno del mio ritiro.

Ecco, dopo il ritiro, a differenza magari di Gheo, ti sei spostato più verso un ruolo dirigenziale piuttosto che magari un ruolo nel coaching staff; come mai questa scelta?
Si anche io ho provato un pò ad allenare, però poi fra il fare il dirigente, tenere le statistiche e soprattutto avere lavoro, famiglia e tre figlie non riuscivo a dedicarmi a quel ruolo ed a fare l’allenatore nel modo in cui l’avrei voluto fare ed ho dovuto sacrificare quella parte del coaching. Dopo aver fatto il dirigente ora son due anni che sono più lontano dal mondo Guelfi e dal mondo del football.

Com’è essersi allontanati dal campo da football dopo più di venti anni in questo mondo, cosa ti manca di più?
Diciamo che faccio il possibile: non mi perdo una partita, che sia giovanile, senior o altro, però sicuramente la cosa che mi manca di più è il rapporto con la squadra e quello con Edo e Alessandro (Cammi e Dallai, rispettivamente GM e Presidente dei Guelfi ndr), con cui ci vedevamo praticamente ogni giorno al campo, ed adesso invece ci vediamo solamente per le partite. Magari in futuro tornerò a ricoprire qualche ruolo, ma per adesso il massimo che posso fare è questo.

Tornando un pò indietro, al “Pippo” giocatore, qual’è il ricordo più bello che hai dei tuoi anni nei Guelfi?
Beh sicuramente le due finali giocate sono un bellisimo ricordo, sia quella in cui arrivò la sconfitta, che soprattutto quella che vincemmo al Franchi davanti a seimila tifosi, ma uno dei ricordi più belli che ho è la partita con i Barbari nel 2009: perdevamo 8-0 a due minuti dalla fine, però prima troviamo il pareggio grazie al TD del solito Mannatrizio, e poi grazie ad un mio INT riportato direttamente in endzone, ci portiamo in vantaggio, finendo per vincere la partita 16-8, ottenendo la vittoria contro dei rivali storici come loro, che poi vinsero il campionato alla fine della stagione.

E parlando da dirigente invece, qual’è il ricordo più emozionante che hai?
L’inaugurazione del Guelfi Sport Center, senza dubbio. Con l’inaugurazione del nuovo impianto sportivo si è raggiunto uno dei sogni che avevamo nel momento in cui firmammo l’atto di fondazione della società a Cantagallo: i Guelfi avevano finalmente una casa, ed una delle più belle in tutta Italia!

Se dovessi dire il giocatore più forte con cui hai giocato?
Sono troppi, faccio veramente fatica a dirne uno solo: probabilmente parlando “offensivamente” i più forti sono stati Mannatrizio e Giuliano Belli. In difesa invece ne potrei dire ancora di più: Parronchi, Paciaroni, Death Petrucci (ancora in attività) per non scordarmi poi dei più giovani, come Andrea Benoni.

Cosa pensi dell’evoluzione dei Guelfi? Passare da una rinascita alla prima divisione, all’ingaggio di Art Briles ed il conseguente Italian Bowl?
È un crescendo incredibile: quando si pensa in grande si può spesso sbagliare, ma allo stesso tempo si possono raggiungere traguardi incredibili, come appunto l’aver ingaggiato un nome così importante come quello di Art Briles; a Edo e Alessandro c’è solamente da fare i complimenti, stanno facendo un lavoro incredibile, ed il futuro sembra sempre più roseo.

Se tu fossi nel ruolo di Edoardo, chi prenderesti in questi Guelfi fra i giocatori con cui hai giocato o contro cui hai giocato in passato?
Probabilmente prenderei due giocatori che hanno giocato con me in difesa nel corso degli anni, e che aiuterebbero i Guelfi a provare a conquistare l’Italian Bowl: Andrea Benoni, che si è ritirato troppo presto, non avendo la possibilità di giocare nei Guelfi in un periodo in cui i Guelfi sono così ben organizzati come adesso, e Guido Parronchi, che con un pò di anni in meno e qualche infortunio in meno, avrebbe potuto ampiamente dire la sua.

Ed invece, guardando in casa Guelfi, chi potrà essere il futuro dei Guelfi?
I ragazzi, che adesso sono in under 20, sono un gruppo che ha dato e sta dando grosse soddisfazioni, e sono ragazzi che quindi probabilmente potranno fare bene in futuro nei Guelfi; se ti devo dare dei nomi, oltre ai già citati Costanzi e Casati, ti direi Dellasorte, che sta diventando un bel WR e Pinzauti, una delle colonne portanti delle giovanili dei Guelfi.

Guardando un attimo a livello italiano, ed avendo comunque un passato dirigenziale come il tuo, cosa credi che manchi al football italiano per poter arrivare al livello degli altri campionati europei?
Sinceramente credo che la visibilità sia la cosa che più manca al football nostrano: dopo una crescita negli anni scorsi, soprattutto a livello di fondi, siamo arrivati ad una situazione di stallo in Italia, infatti sono sempre meno le nuove squadre che nascono. Quello che posso augurare, che auspico, alle squadre italiane, è il puntare forte sulle giovanili: stanno venendo su ragazzi molto talentosi, che se allenati nella maniera giusta, potranno portare molte soddisfazioni a livello nazionale. Una giovanile come l’under13 non ha nemmeno chissà che costi, e se si inizia sin da piccoli a giocare ci si può garantire pure un ottimo futuro societario a tutti i livelli, sia nelle senior che nelle giovanili.

Saluto calorosamente tutta la Guelfi Family, sperando di poterci rivedere allo stadio in primavera, e sempre forza Guelfi!