Siamo qui oggi con Max Redfield, il primo import player annunciato dai Guelfi per la stagione 2021. Quella di Max è una riconferma, dato che il giocatore ex Notre Dame e IUP è arrivato a Firenze l’anno scorso, salvo poi dover rinunciare al suo esordio in maglia Guelfi a causa del rinvio del campionato italiano di football.

Raccontaci un po’ della tua carriera e di come sei arrivato ai Guelfi
Dopo il college sono stato invitato alle Combine NFL del 2018, esattamente tre mesi dopo che mi ero dislocato le anche, nella mia ultima stagione al college. Dopo tre anni a Notre Dame ho giocato un anno, il mio ultimo anno, a IUP, dove ho conosciuto anche Mike, con me ai Guelfi la scorsa stagione (Pietropola, dual passport player dei Guelfi l’anno scorso ndr), con cui abbiamo avuto un’ottima stagione: vincemmo tredici partite di fila e due partite prima del National Championship mi sono infortunato su un placcaggio; quando successe ero comunque sicuro che tutto sarebbe andato per il meglio, soprattutto perché non c’era nulla di rotto e che avrei potuto recuperare agilmente dall’infortunio. Dopo due settimane già stavo facendo riabilitazione per poter arrivare pronto alle Combine; un mese e mezzo dopo l’infortunio mi stavo già allenando con giocatori come Saquon Barkley per prepararmi alle Combine NFL dove sono arrivato al 75% della mia condizione fisica: in quel momento non riuscivo nemmeno a fare uno squat con un peso sulla schiena e quindi le mie prestazioni ne hanno comunque risentito: ho corso le 40 yards dash in 4.6, che è un buon risultato ma non il migliore fra le safeties, e prima dell’infortunio ero riuscito a correre in 4.4, che sarebbe stato nettamente meglio. Il mio obiettivo principale era dimostrare comunque ai team che non mi ero arreso, non mi ero tirato indietro; dopo il draft ho avuto un “rookie mini-campo” con i Raiders ma alla fine non è arrivata la firma in cui speravo e quindi è finito il mio rapporto con l’NFL. Subito dopo è arrivata l’offerta della AAFL, in cui ho giocato con i Birmingham Irons; purtroppo la lega è stata chiusa dopo una sola stagione e dopo aver rifiutato la chiamata dal draft XFL sono arrivato a Firenze.


Max Redfield durante le Combine NFL del 2018: dopo essere finito undrafted firmerà con i Birmingham Irons, squadra della neonata AAFL

Ecco, proprio qui volevo arrivare, come mai hai rinunciato alla XFL per venire a Firenze, ai Guelfi? Parliamo di un’enorme differenza a livello professionale ma soprattutto economico, hai rinunciato a moltissimi soldi con questa tua scelta; spiegaci perchè?
Quando ho ricevuto la chiamata della XFL ero inizialmente molto felice, però poi ho capito che non era quella la strada che avrei dovuto prendere; sin da quando ero al college ho capito che la vita è molto altro oltre al football, che ci sono un sacco di culture e di modi di vivere diversi in giro per il mondo, e quindi quando ho avuto l’opportunità di venire a Firenze, di lasciare l’America e scoprire una realtà totalmente diversa come quella europea ed italiana, non ho avuto dubbi ad accettare la chiamata di Edo. Ho rinunciato a molti soldi, questo è vero, ma ritengo che la scelta che ho fatto è un investimento su me stesso: ho sempre pensato a livello internazionale, e ho sempre voluto vivere una vita ed uno stile di vita “internazionale”, e la possibilità di farlo in un paese come l’Italia, così estremamente diverso dagli States, è stato il motivo per cui ho fortemente voluto i Guelfi ed ho rifiutato l’XFL. Il football non potrà mai essere la mia fonte remunerativa per il resto della vita, e quindi sono sicuro che questo piccolo passo indietro che ho deciso di fare sarà molto remunerativo in futuro, sia per le opportunità lavorative e di business , sia a livello puramente monetario. Quando ho iniziato a parlare con Edo la cosa che più mi ha colpito è che per la prima volta parlavo con qualcuno dell’ambiente football che aveva veramente come obiettivo ottenere il meglio per me, e non solo per la società; in America non sempre questo è possibile a livello professionistico e quindi la possibilità di giocare per qualcuno che vuole esclusivamente il meglio per me, vivere in un paese straniero e con una cultura completamente diversa da quella con cui sono nato mi hanno portato a decidere di giocare per i Guelfi, che si sono dimostrati come una vera e propria famiglia per me.

Come ti stai trovando in Italia?
Benissimo, devo dire la verità. Avere una persona come Edo, che ha un sacco di contatti, un sacco di amicizie è un plus a tutto ciò: in una città piccola come Firenze tutti si conoscono, tutti hanno amici che possono offrire opportunità, e per una persona come me, che pensa a livello “internazionale” è perfetto. Attualmente sto addirittura scrivendo un libro, sulla filosofia, sto lavorando come modello e sto espandendo il mio “brand”, quindi non mi sono fermato solo al football. Questa è una cosa che non avrei mai potuto fare se avessi scelto di rimanere in America e di rimanere un professionista nel mondo del football americano: lì se uno vuole essere un professionista, quello è l’unico lavoro che può fare, a causa di impegni ed obblighi vari.

Ti faccio la stessa domanda che ho fatto a Coach Herford: perché in una situazione come quella che abbiamo vissuto e stiamo vivendo, hai deciso di rimanere in Italia, nonostante l’annullamento del campionato e la possibilità per te di tornare in America?
Probabilmente per lo stesso motivo del Coach: non volevo sprecare questa opportunità che mi è stata concessa; ho deciso di fare un investimento su di me scegliendo Firenze ed i Guelfi, e non volevo perdere l’occasione di dimostrare le mie doti, e di ampliare le mie possibilità di business, tornando negli Stati Uniti; volevo dimostrare ad Edo e a tutta l’organizzazione dei Guelfi che tutto ciò per cui mi avevano scelto e mi avevano voluto nella loro squadra era vero, e non volevo sprecare l’opportunità concessa. La situazione poi si è dimostrata migliore qui in Italia rispetto agli Stati Uniti ed adesso siamo pronti a prepararci per la prossima stagione.

Torniamo un secondo al football giocato ed alla tua carriera, qual è il miglior ricordo della tua carriera?
Nel 2014 giocavo per Notre Dame e verso la fine di settembre giocammo contro Michigan; la rivalità fra i due college è molto sentita, e l’anno precedente avevamo perso 41-30 contro di loro, in quella che era stata fino a quel momento la partita con più spettatori della storia dell’NCAA: giocavamo in trasferta, ed al Michigan Stadium c’erano 115mila spettatori, con i biglietti venduti in eccesso ed un oceano giallo di tifosi di Michigan a tifare per loro. Come detto nel 2014 ritroviamo Michigan, all’inizio della stagione, e quella partita finì 31-0 per noi: quando giochi in difesa è sempre bello chiudere la partita con la squadra avversaria lasciata a zero punti, vuol dire che hai svolto perfettamente il tuo compito e puoi ritenerti soddisfatto; la partita sarebbe dovuta finire 37-0 grazie al pick six arrivato all’ultima azione, ma gli arbitri ci tolsero quel TD a causa di un mio placcaggio in ritardo sul QB avversario. Altri bei ricordi sono le partite giocate contro Jameis Winston, fresco di Heisman Trophy, e QB titolare di Florida State e DeShaun Watson, contro cui mi sono trovato quando giocava per Clemson al college.

Hai detto un sacco di nomi di giocatori famosi, ma chi è il più forte giocatore che hai avuto in squadra, e quello più forte contro cui hai giocato?
Personalmente penso che il più forte con cui ho giocato sia Jaylen Smith: siamo arrivati insieme a ND e giocavamo entrambi in difesa, ed è sempre stato uno degli atleti più forti che ho conosciuto, in NFL è stato al Pro Bowl l’anno scorso, e con i Cowboys sta avendo un’ottima carriera; Will Fuller (WR, Houston Texans) è un altro giocatore fortissimo con cui ho giocato, ed anche lui sta avendo un’ottima carriera in NFL. Probabilmente il giocatore più forte contro cui ho giocato è Jameis Winston: aveva un’ottima tecnica, e soprattutto anche nel momento in cui era praticamente già placcato, riusciva a tirarsi fuori dai guai trovando il lancio per il ricevitore libero. Leonard Fournette è un altro giocatore che mi è rimasto impresso, ci ho giocato contro quando lui era ad LSU e già si vedeva che avrebbe potuto fare benissimo anche a livello professionistico.Sono ancora in contatto con molti di loro, e circa venticinque miei compagni al college giocano adesso in NFL

Se tu potessi scegliere un giocatore da portare ai Guelfi Firenze, chi sceglieresti?
Probabilmente Saquon (Barkley, RB dei NY Giants ndr), ha un talento impressionante ed in un campionato come questo sarebbe pressochè infermabile. Se dovessi scegliere un QB invece direi DeShaun Kizer, mio vecchio compagno di squadra, che è stato uno dei migliori giocatori che ho trovato al college; probabilmente non ha potuto mostrare tutte le sue doti in NFL, anche a causa di un paio di infortuni, e credo che potrebbe dimostrare molto qui in Italia.

Cosa diresti ad un giocatore americano per convincerlo a venire a giocare in Italia, ed in Europa?
Non perdete un’occasione come questa! Avete la possibilità di continuare a giocare a football ed allo stesso tempo di conosce una cultura completamente diversa. Non sarete solamente giocatori di football, potreste iniziare a dare una mano alle giovanili, ad inspirare i giovani che stanno iniziando a giocare a football, e sarebbe un peccato sprecare un’occasione del genere.

Vorrei chiederti una cosa che fa un sito sportivo importante come “The Players Tribune”, cosa diresti al te stesso di dieci anni fa, e dove ti vedi invece fra dieci anni?
Non ti focalizzare sul football, ci sono un sacco di altre cose nel mondo; non ti limitare alle feste, agli amici, ai videogiochi, alle ragazze, amplia i tuoi orizzonti ed inizia già a pensar al tuo futuro ed a cosa può esserci per te oltre al football. Fra dieci anni invece è difficile dire dove mi vedo; probabilmente giocherò ancora a football per 7/8 anni, e smetterò dopo aver vinto tre, quattro titoli nazionali per i Guelfi. Magari fra dieci anni giocherò come professionista a basket, il mio sport preferito da sempre, e a cui avrei dovuto giocare anche al college, ma mi fu impedito per potermi dedicare completamente al football e penso che avrò iniziato il mio percorso da allenatore, ma per ora mi voglio dedicare completamente ai Guelfi.

Un pensiero per i tifosi dei Guelfi?
Ai tifosi posso dire che quest’anno vogliamo vincere tutte le partite e vogliamo vincere a tutti i costi il titolo e darò tutto me stesso per portare il campionato a Firenze.
Forza Guelfi!

Max al college, quando giocava per Indiana UNiversity of Pennsylvania

ENGLISH VERSION

Tell us how you arrive at Guelfi?
I was at the NFL combine in 2018, exactly three months after I dislocated my hips in my last college season. After three years at Notre Dame I played one year, my last year, at IUP, where I also met Mike, who also plays with me at the Guelfi last season (Pietropola, dual passport player of the Guelfi last year editor’s note), and with whom we had a great season: we won thirteen games in a row and two games before the National Championship I got injured on a tackle; when it happened I was sure that everything would go well, especially because there was nothing broken and I was confident that I could easily recover from the injury. After two weeks I was already doing rehabilitation in order to get ready for the combine; a month and a half after the injury I was already training with players like Saquon Barkley in Orlando, Florida to get ready for the combine, where I reached 75% of my physical condition: at that moment I ran the 40 yard dash I could not even do a squat with weight on my back and so my performance was affected anyway: I ran the 40 yards dash in 4.6, which is a good result but not the best among the safeties, and before the injury I was able to run in 4.4, which would have been much better for the NFL Draft. My main goal was to show the teams that I hadn’t given up, I hadn’t chickened out; after the draft I had a “rookie mini-camp” with the Raiders but in the end the signature I was hoping for didn’t arrive and so my relationship with the NFL ended at the time. Soon after came the AAF offer, in which I played with Birmingham Iron; unfortunately the league was closed after only one season and 8 games. After this, I decided to deny getting drafted in the XFL draft and choose to come to Florence.

Here, right here I wanted to arrive, why did you give up the XFL to come to Florence, to the Guelfi? Let’s talk about a huge difference at a professional level but above all economically, you gave up a lot of money with this choice of yours; explain us why?
When I got the XFL call I was initially very happy, but then I realized that wasn’t the way I should have taken; ever since I was in college I realized that life is much more than football, that there are a lot of different cultures and ways of living around the world, so when I had the opportunity to come to Florence, to leave America and discover a totally different reality like Europe and Italy, I had no doubt to accept the call of Edo. I gave up a lot of money, this is true, but I think that the choice I made is an investment on myself: I have always thought in international terms, and I always wanted to live an “international” life and lifestyle, and the possibility to do so in a country like Italy, so extremely different from the States, was the reason why I strongly wanted the Guelfi and I rejected XFL. Football can never be my source of income for the rest of my life, so I am sure that this small step back that I decided to take will be very rewarding in the future, both for job and business opportunities, and on a purely monetary level. When I started talking to Edo the thing that struck me the most is that for one of the first time I was talking to someone in this kind of football environment that really had the best intention and best for me, and not only his personal gain; in America this is not always possible on a professional level and therefore the possibility to play for someone who only wants the best for me, living in a foreign country and with a completely different culture from the one I was born with led me to decide to play for the Guelfi, who proved to be a real family for me.

How are you finding yourself in Italy?
Very well, I have to tell the truth. Having a person like Edo, who has a lot of contacts, a lot of friendships is a plus to all this: in a small city like Florence everybody knows each other, everybody has friends who can offer opportunities, and for a person like me, who thinks “international” is perfect. Currently I’m even writing a book, about philosophy, I’m doing modeling and I’m expanding my “brand”, so I didn’t just stop at football. This is something that I could not have done if I had chosen to stay in America and remain a professional in the world of American football: there if one wants to be a professional, that’s is one of the only job he can do, because of various commitments and obligations and dedication to the sport.

I ask you the same question I asked Coach Herford: why in a situation like the one we have lived and are living, did you decide to stay in Italy, despite the cancellation of the championship and the possibility for you to return to America?
Probably for the same reason as Coach Herford: I didn’t want to waste this opportunity that was given to me. I decided to make an investment on me by choosing Florence and the Guelfi, and I didn’t want to miss the opportunity to show my skills, and to expand my business opportunities, by returning to the United States; I wanted to show Edo and the entire Guelph organization that everything they had chosen me for and wanted me on their team was true, and I didn’t want to waste the opportunity given. The situation then proved to be better here in Italy than in the United States and now we are ready to prepare for next season.

Let’s go back for a second to football played and your career, what is the best memory of your career?
In 2014 I played for Notre Dame and towards the end of September we played against The University of Michigan; the rivalry between the two colleges is very strong, and the previous year we lost to them, in what had been the most spectator match in NCAA history: we played away, and at Michigan Stadium there were over 120,000 spectators, with excess tickets sold and a yellow ocean of Michigan fans cheering for them. As said in 2014 we found Michigan again, at the beginning of the season, and that game ended 31-0 for us: when you play defense it’s always nice to close the game with the opposing team left at zero points, it means you did your job perfectly and you can feel satisfied; the game should have ended 37-0 thanks to the pick six arrived at the last action, but the referees took away that TD because of an “illegal hit” from me on the opposing QB. Other good memories are the games played against Jameis Winston, fresh from the Heisman Trophy, and forner QB owner of Florida State and DeShaun Watson, when he played for Clemson in college, both who are now in the NFL.

You said a lot of names of famous players, but who is the strongest player you played with, and the strongest player you played against?
Personally I think the strongest player I played with is Jaylon Smith: we came to ND together and we both played defense, and he’s always been one of the strongest athletes I’ve ever played with, he was in the Pro Bowl last year, and he’s having a great career with the Cowboys; Will Fuller (WR, Houston Texans) is another very strong player I played with, and he’s also having a great career in the NFL. Probably the strongest player I played against is Jameis Winston: he had a very good technique, and even when he was practically already tackled, he was able to get out of trouble finding the perfect spot for the free receiver. Leonard Fournette is another player that impressed me, I played against him when he was at LSU and it was already evident that he could have done very well even on a professional level.
I am still in touch with a lot of them, and I have something like more than twenty-five old teammates playing in the NFL at the moment.

If you could choose a player to take to the Guelfi Florence, who would you choose?
Probably Saquon (Barkley, RB of the NY Giants ed.), he has an impressive talent and in a league like this he would be almost untouchable. If I had to choose a QB instead I would say Malik Zaire or DeShaun Kizer, my old teammates, who was one of the best players I found in college; they haven’t had the full opportunity to show all his skills in NFL, also because of a couple of injuries, and I think he could show a lot here in Italy.

What would you say to an American player to convince him to come play in Italy, and in Europe?
Don’t miss an opportunity like this! You have the chance to keep playing football and at the same time you know and live in a completely different culture. You will not only be football players, you could start to help coach and teach young people, to inspire young people who are starting to play football, and plenty of business opportunities, it would be a shame to waste such an opportunity.

I would like to ask you something that an important sports website like “The Players Tribune” does, what would you say to yourself from ten years ago, and where do you see yourself in ten years time?
Don’t focus too much on football if it isnt your love, there are a lot of other things in the world; don’t limit yourself to parties, friends, video games, girls, broaden your horizons and start thinking about your future and what can be there for you besides football and short term satisfactions.
Ten years from now it’s hard to say where I see myself; I’ll probably play football again for 7/8 years, and I’ll quit after winning three or four national titles for the Guelfi. Probably ten years from now I will play pro basketball, my favorite sport of all time, and one that I should have and wanted to play in college, but I was prevented from playing it by my head coach so that I had to focus solely on football. Probably I will be focused on other business, but for now I want to dedicate myself completely to the Guelfi, and I can tell the fans that this year we want to win all the games and we want to win the title at all costs and I will give anything necessary and I will give all of myself to bring the championship to Florence.

Go Guelfi!